La Fondazione Cirulli apre a San Lazzaro a inizio 2018

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A inizio 2018 apre, a San Lazzaro, la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, una nuova istituzione privata creata grazie all’impegno di Massimo e Sonia Cirulli sulla base di un importante archivio dedicato alla cultura italiana del XX secolo, avviato a New York nel 1984, e che oggi conta una collezione di alcune migliaia di pezzi.

Gli obiettivi della Fondazione sono la valorizzazione, in ambito nazionale e internazionale, dell’arte e della cultura visiva italiana del XX secolo attraverso una rilettura dal taglio inedito e multidisciplinare della sua eredità culturale, e la creazione di un centro internazionale per la promozione dello studio e della divulgazione della cultura creativa italiana da inizio Novecento agli anni ’70, dalla nascita della modernità e del Made in Italy fino al boom economico.

La Fondazione avvierà progetti culturali, che prevedono mostre, eventi, pubblicazioni improntati sulla trasversalità dei molteplici ambiti disciplinari di interesse della collezione, ma anche sugli scambi con istituzioni internazionali e realtà private italiane come musei, fondazioni, archivi storici, università e aziende. Una trasversalità che è agevolata dalla ricchezza di una collezione che coinvolge diversi settori, dall’arte figurativa, al disegno progettuale di architettura e design, alla grafica, all’illustrazione, per raccontare la storia della cultura italiana attraverso testimonianze inconsuete. Tra i Maestri dell’arte e dell’architettura italiani sono presenti in collezione Giacomo Balla, Osvaldo Licini, Fortunato Depero, Mario Sironi, Lucio Fontana, Giò Ponti, Bruno Munari per citarne solo alcuni. L’eterogeneità dei materiali che fanno parte dell’archivio rivela una visione collezionistica che fa dialogare diversi aspetti creativi della cultura artistica per ricostruire lo spirito del XX secolo. Opere di pittura e scultura, grafica pubblicitaria, fotografia, collage e fotocollage, disegni, libri e riviste, con gli oggetti, raccontano la storia del Novecento italiano attraverso dieci temi: architettura, industria, moda e design, costume e società, propaganda, velocità e volo, cultura, sport e tempo libero.

Anche partendo da questi temi, la Fondazione aprirà al pubblico con un importante progetto espositivo dedicato alla vicenda del Futurismo italiano della prima metà del secolo scorso e alla sua concezione di “arte totale”, volta a reinventare in senso futurista l’intero universo umano, allargando gli orizzonti della ricerca artistica per coinvolgere ogni aspetto della vita e dell’esistenza.

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La Fondazione Cirulli si avvale di un Comitato Scientifico neo – costituito, di cui fanno parte alcuni importanti professionisti legati ad istituzioni internazionali: Pier Paolo Antonello, Professore Associato al Dipartimento di Italiano del Dipartimento di Lingue Moderne e Medioevali dell’Università di Cambridge (UK); Silvia Evangelisti, docente presso la Scuola di Lettere e Beni Culturali dell’Università di Bologna; Nicola Lucchi, Visiting Professor di Italiano al Dickinson College (Carlisle, Pennsylvania, USA); Ara H. Merjian, Professore associato di Italiano e Storia dell’Arte alla New York University (USA); Marco Sammicheli, design curator della rivista Abitare; Jeffrey T. Schnapp, fondatore e Direttore di metaLAB@Harvard, docente di Letterature Romanze e di Letteratura Comparata alla Facoltà di Arts and Sciences, alla Graduate School of Design del Dipartimento di Architettura dell’Università di Harvard (USA), e co – Direttore di facoltà al Berkman Klein Center for Internet and Society della stessa università.

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L’orientamento internazionale di questa istituzione, dall’identità fortemente italiana, sta proprio nell’approccio dinamico e contemporaneo inteso a sottolineare l’attualità di un progetto culturale così articolato. Indicativa in tal senso infine è stata anche la scelta dello spazio della nuova sede a San Lazzaro di Savena. Si tratta di un edificio dalla forte connotazione simbolica nell’ambito dell’architettura e del design italiano del secolo scorso, progettato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni nel 1960 per Dino Gavina. Lo spazio ha ospitato fino al 2012 una delle più prestigiose aziende del design internazionale, e come showroom e atelier creativo si è trasformato in un crocevia di incontri che hanno segnato la storia della cultura del disegno industriale del XX secolo. Un piccolo capolavoro che riflette l’interesse per le forme dell’architettura rurale che ancora oggi segna il paesaggio emiliano, caratterizzato da grandi ambienti minimalisti strutturati su piani diversi e collegati tra loro da scale a vista. Da questo luogo sono passati alcuni tra i più importanti nomi del Novecento, designer e artisti come Carlo e Tobia Scarpa, Marcel Breuer, Man Ray e Marcel Duchamp, che lo hanno trasformato in un vero e proprio laboratorio creativo.