Essere sanlazzaresi. Un pensiero laico per il 17 dicembre, Festa del Patrono.

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Si parla molto, di questi tempi, di presepi e di crocifissi, a proposito della presenza dei segni cristiani nella vita pubblica.

E non è per caso, quindi, che poniamo all’attenzione di chi ci segue l’immagine (un po’ sgranata, ci scusiamo) di questo signore. Sulle prime potrebbe essere di qualche difficoltà riconoscerlo, ma ci è molto, molto vicino. E ci ripropone molto fortemente quello stesso tema, quella stessa domanda.

Questa immagine è tratta niente meno che dallo stemma stesso della nostra città. E molti diranno che è cosa molto bella e nobile mettere nell’insegna ufficiale della nostra comunità civile l’immagine di un povero, come segno della nostra attenzione per le persone più disagiate, simboleggiate dalla figura, per l’appunto, di San Lazzaro, figura che nel tempo ha assunto una coloritura e un significato di portata universale.

Questo non toglie che, soprattutto andando un po’ indietro nel tempo, rimane indiscutibile che la figura di San Lazzaro si associ in modo assoluto ed imprescindibile alla narrazione evangelica.

Perciò, se volessimo dire come stanno le cose, magari un po’ grossolanamente, ma in piena verità, potremmo benissimo dire che nello stemma della nostra città, nel nostro gonfalone, in tutti i suoi documenti e perfino nella sua carta intestata, c’è un pezzo di Vangelo. E il 17 dicembre andremo a ricordare tutto questo: tutto ciò che, con tanto di storia e di simboli, di sangue, di orgoglio e di cultura, ci fa quello che siamo.

E’ così. Ci sentiamo meno liberi, per questo? Ci andrà di traverso la polenta? No.

Anzi. Forse, ci sembrerà più saporita.

Buona festa del Patrono San Lazzaro a tutti!